Il contributo della Cavalleria all’Unità d’Italia

L’Ottocento rappresenta il secolo d’oro della cavalleria e delle sue tradizioni di romantica signorilità. Pur nell’avanzare progressivo del macchinismo. continua ancora a prevalere quello stile di vita di cui il cavaliere è il rappresentante più seducente. Gli stessi aspetti esteriori dell’uniforme, che nella “belle époque” raggiungono il massimo splendore, confermano un’apparenza che si traduce in sostanza al momento di salire in sella e caricare il nemico. In questo clima inizia il risorgimento, durante il quale con il parallelo diffondersi degli ideali liberali e costituzionali, si concretizzano le ulteriori fasi della lotta per la libertà dalla dominazione straniera e la conquista dell’unità nazionale. Per effetto della restaurazione del 1814, ossia della restituzione, dopo la caduta di Napoleone, del Piemonte al re di Sardegna, si ricostituiscono gli antichi reggimenti sabaudi: due di dragoni, due di cavalleria, due di cavalleggeri. Sette reggimenti, ognuno dei quali assume il nome di una regione o provincia del regno, si ritrovano con la riforma del 1832, dopo che, in seguito alla partecipazione di alcuni di essi ai moti liberali del 1821, si sono avuti alcuni scioglimenti e riordinamenti. In questo periodo le uniformi e gli armamenti subiscono evoluzioni attraverso cui esprimono, nella forma e nella sostanza le accentuate funzioni spirituali ed operative della cavalleria. Il copricapo, che è l’elemento più appariscente dell’uniforme, subisce varie trasformazioni: sì passa da un iniziale caschetto di cuoio per dragoni e cavalieri allo shako (1819) per i soli cavalleggeri. In seguito tutti i reggimenti adottano un elmo di metallo, ricoperto con una fascia di pelle d’orso, poi di foca, ispirato alle linee armoniche dell’elmo ellenico. Nel 1843 la croce di Savoia in ferro lucido sostituisce il fregio dorato con l’aquila di Savoia, così come la coccarda azzurra viene, nell’entrare in guerra (1848), sostituita da quella tricolore. Sotto Carlo Alberto la variazione più importante riguarda la giubba che da abito con falde posteriori raccorciate passa alla foggia di tunica con doppia abbottonatura, restando in uso fino al 1871. Per quanto riguarda l’armamento nel 1814 è eterogeneo, di importazione straniera, ma viene sostituito, subito dopo, da quello fabbricato in Piemonte. Nel 1836 uno squadrone per ogni reggimento viene dotato di lancia. Progressivamente quest’arma, estremamente efficace nelle cariche e non più adoperata dal medioevo, torna ad essere assegnata a tutti gli squadroni, unitamente alla sciabola e al pistolone (una specie di moschetto a canna corta) da appendere alla rangona (bandoliera) in sostituzione delle due pistole da sella settecentesche. La banderuola a due punte della lancia, che è originariamente rossa con croce bianca sabauda al centro, diviene tutta azzurra ed ancor oggi in cerimonie e ricorrenze, la cavalleria usa la lancia con la banderuola dello stesso colore L’impiego operativo dell’arma nelle prime campagne risorgimentali è assai frequente. sovente in prima linea anche in appoggio ed a difesa di altri corpi. Le azioni di particolare rilievo e di valore militare vengono attestate, anche attraverso le ricompense collettive che l’Arma si è meritata. Le esperienze di tali campagne dimostrano come terreni particolarmente sfavorevoli, per la loro compartimentazione dovuta a culture, canali, boschine, ecc., come quelli del Lombardo – Veneto, siano poco idonei a massicci complessi di cavalleria e quanto sia importante l’attività delle unità leggere, soprattutto in funzione esplorativa. In seguito a queste considerazioni, i nove reggimenti esistenti nel 1850 si ripartiscono in cavalleria di linea, costituita dai primi quattro reggimenti, i più antichi, che mantengono invariati l’armamento e l’uniforme e in cavalleria leggera o cavalleggeri, che meglio si adattano alle diverse necessità ambientali od operative, rappresentata dagli altri cinque. I cavalleggeri sostituiscono la lancia con il moschetto e l’ elmo con il kepì, adottando come distintivo anziché l’intero colletto colorato, le fiamme a tre punte, tipiche da allora della cavalleria. Da questo periodo la lancia diviene il principale, anche se non assolutamente vincolante, elemento distintivo dei reparti più idonei all’intervento a massa nel combattimento. Nel 1855-1856 il comando e lo Stendardo di “Alessandria” sono alla testa di un reggimento di cavalleggeri provvisorio, inviato dal sapiente intuito di Cavour in Crimea, e formato con squadroni forniti da tutti e cinque i reggimenti cavalleggeri. Il loro impiego è limitato dal tipo di guerra ossidionale e dalla falcidia che la nota epidemia di colera determina nel corpo di spedizione. Con la seconda guerra d’indipendenza si riprende il cammino, seguendo il corso del Po, verso oriente. A Montebello il 20 maggio 1859 si distinguono “Novara”, “Aosta” e “Monferrato”, che riescono, con ripetute cariche a rallentare l’avanzata di una grossa formazione austriaca che procede verso Voghera, favorendo l’azione di una divisione alleata francese che l’arresta definitivamente. In seguito a questo fatto particolarmente degno di essere ricordato, viene formata una nuova unità, “Montebello” l’unico reggimento ad essere chiamato con il nome di un combattimento. Importante è l’azione che “Alessandria” svolge sulla Sesia, a Palestro ed a Borgo Vercelli, così come quella di “Monferrato” a San Martino. Le “Guide” di Garibaldi si segnalano nel corso delle operazioni che da Varese portano alla Valtellina. Man mano che, con le successive annessioni, il regno di Sardegna si fa più consistente, si formano reggimenti nuovi, con l’incorporazione di alcune unità militari degli stati annessi, (Lombardia e Lega dell’Italia Centrale), o attraverso volontari, o ancora, per coscrizione, assumendo i nomi di grandi città, in prevalenza capoluoghi di provincia. che passano sotto la giurisdizione del regno, divenuto ormai d’Italia, anche a seguito delle annessioni meridionali.

 

Reggimenti di Cavalleria dell’Armata Sarda dal 1814 al 1859

1814

1819

1821

1828

1831

1832

1848

1849

1850

 1853

1855

1856

1859

Rgt. Dragoni del Re

Rgt. Dragoni del Genevese

Rgt. Genova Cavalleria

Rgt. Corazzieri di Genova

Rgt. Cavalleggeri di Piemonte

Rgt. Nizza Cavalleria

Rgt. Corazzieri di Nizza

Rgt. Piemonte Reale Cavalleria

Rgt. Corazzieri di Piem. Reale

Rgt. Savoia Cavalleria

Rgt. Cavalleggeri di Savoia

Rgt. Savoia Cavalleria

Rgt. Corazzieri di Savoia

Rgt. Cavall. di Sardegna

 

Rgt. Cavalleggeri di Sardegna

 

 

Rgt.Dragoni di Piem.

Rgt. Novara Cavalleria

Rgt. Cavalleggeri di Novara

 

Rgt. Aosta Cavalleria

Rgt. Cavalleggeri di Aosta

 

Rgt. Drag. Cav. Lombardi

7° RGt. Cavalleria

Rgt. Cavalleggeri di Saluzzo

 

Rgt. Cavalleggeri di Monferrato

 

Tre sqd. Guide a Cav.

Rgt. Cavalleggeri di Alessandria

 

Rgt. Provvis. di Cavalleria

 

I reggimenti assommano nel 1860 a diciassette: quattro di cavalleria, sei di lancieri, cinque di cavalleggeri. uno di guide ed uno di ussari; questi due ultimi in pratica sono cavalleggeri sia pure con uniformi particolari per foggia e colore; inoltre per circa un anno (1859-1860) le quattro unità di linea vengono denominate “corazzieri”. anche se non portano corazza. Nel 1860-1861 cinque reggimenti partecipano alla campagna di guerra nelle Marche, nell’Umbria e nell’Italia meridionale, distinguendosi particolarmente a Senigallia (“Milano”), a Castelfidardo e nei pressi di Isernia al Macerone (“Novara”), sul Garigliano (“Piemonte Reale”). Nella lotta contro il brigantaggio (1860-1870), conseguente a detta campagna, quasi tutta la cavalleria viene impegnata in diverse epoche e zone, in uno stillicidio di scontri, costituendo prevalentemente colonne mobili. Nella campagna del 1866, proprio nell’infausta giornata del 24 giugno, “Aosta”, a Monte Vento di Custoza, si merita la medaglia d’oro allo Stendardo e si mettono in luce le “Guide” ed “Alessandria”, rispettivamente a Mozambano di Custoza e a Villafranca. Nella prosecuzione della campagna “Firenze” si segnala a Ponte di Versa (Udine). Nelle operazioni per la conquista di Roma nel 1870 vengono impiegati cinque reggimenti e viene, quindi, formato il 20° che assume il fatidico nome della nuova capitale del regno. Si è compiuto un altro passo avanti nella formazione dell’Italia. Mancano ancora le terre venete che sono dette “irredente” cioè non ancora liberate dalla dominazione austro-ungarica. Occorreranno ancora quaranta anni per realizzare l’obiettivo finale, tale che per molti storici la prima guerra mondiale viene considerata e direi giustamente la nostra quarta guerra d’indipendenza.

CAMPAGNE DI GUERRA RISORGIMENTALI

I GUERRA D’INDIPENDENZA 1848/49 – si combatte nel VENETO – LOMBARDIA – PIEMONTE
vi partecipano 7 reggimenti, di essi sono decorati : ” NIZZA CAVALLERIA ” – di tre M.B.V.M. (GOITO, MORTARA E NOVARA) ” PIEMONTE REALE CAVALLERIA ” di M.A.V.M. (SFORZESCA e NOVARA ) ” LANCIERI DI NOVARA ” – di M.B.V.M. (S. LUCIA – VERONA) ” LANCIERI DI AOSTA ” – di M.A.V.M.

II GUERRA D’INDIPENDENZA 1859 – si combatte nel PIEMONTE – LOMBARDIA vi partecipano 10 reggimenti, di essi sono decorati : ” LANCIERI DI NOVARA ” – di M.B.V.M. (MONTEBELLO) ” CAVALLEGGERI DEL MONFERRATO ” – di M.B.V.M. ( MONTEBELLO – S. MARTINO) ” CAVALLEGGERI DI ALESSANDRIA ” – di M.B.V.M. (BORGO VERCELLI) ” GUIDE A CAVALLO ” di GARIBALDI – di M.B.V.M. (VARESE – VALTELLINA)

GUERRA PER L’UNITA’ D’ITALIA 1860/61 – si combatte nell’UMBRIA , MARCHE e MERIDIONE D’ITALIA vi partecipano 5 reggimenti , di essi sono decorati : ” LANCIERI DI MILANO ” – di M.B.V.M. (SENIGALLIA) ” LANCIERI DI NOVARA ” – di due M.B.V.M. (CASTELFIDARDO E MACERONE) ” PIEMONTE REALE CAVALLERIA ” – di M.A.V.M. (GARIGLIANO)

III GUERRA D’INDIPENDENZA 1866 – si combatte nel VENETO. Vi partecipano 19 reggimenti , di essi sono decorati : ” LANCIERI DI AOSTA ” – di M.O.V.M. (CUSTOZA) ” CAVALLEGGERI DI ALESSANDRIA ” – di M.A.V.M. (VILLAFRANCA) ” CAVALLEGGERI GUIDE ” – di M.A.V.M. (CUSTOZA) ” LANCIERI DI FIRENZE ” – di M.B.V.M. (PONTE DI VERSA)

BRIGANTAGGIO MERIDIONALE 1860/70 – vi partecipano tutti i reggimenti

ROMA CAPITALE 1870 – vi partecipano 5 reggimenti